Stamattina ho partecipato al convegno “La tutela delle vittime nel procedimento penale a 3 anni dal Codice Rosso”, organizzato dal deputato M5S Vittorio Ferraresi e alla presenza dei relatori Alfonso Bonafede già Ministro della Giustizia, l’Avv. La Scala e il Procuratore Menditto.

Qui di seguito potrai leggere il mio intervento:

“Buongiorno a tutti e tutte,
Sono lieta di portare i saluti della Camera dei deputati a questo Convegno di cui ringrazio l’organizzatore il collega Vittorio Ferraresi e i relatori L’On. Alfonso Bonafede, l’Avv. La Scala, il Procuratore Menditto che ascolterò con attenzione.
Si è detto più volte che la violenza di genere si basa su fattori culturali ancora difficili da estirpare: gli stereotipi di genere, l’idea della donna oggetto, la concezione anacronistica di una società patriarcale che ormai fa parte di un passato remoto.

In troppe occasioni la donna ha ancora difficoltà a poter progredire nella carriera lavorativa, o addirittura deve decidere se fare un figlio o mantenere un lavoro. Lo Stato ancora non assicura un welfare omogeneo fra tutte le regioni, e questo implica avere donne di serie A e di serie B, un criterio che la maggior parte delle volte si fonda sulla provenienza geografica della donna stessa. Il divario tra Nord e Sud sugli asili è solo uno dei tanti esempi.

Oggi ci troviamo in un mondo in cui i diritti, anche quelli che diamo per scontati, sono sotto attacco. Penso alla recente sentenza della corte costituzionale statunitense sull’aborto, che sta già provocando incredibili discriminazioni e gettando moltissime donne nella disperazione.

Noi donne in Italia abbiamo per fortuna leggi che ci tutelano in tal senso, ma non dappertutto. L’Umbria e le Marche, ad esempio, stanno portando avanti politiche tese a limitare l’accesso all’aborto farmacologico. I nostri diritti vanno preservati e tutelati, e non è mai il momento di abbassare la guardia. A livello parlamentare molto è stato fatto, e mi sento orgogliosa di fare parte di un movimento politico che di fronte al contrasto alla violenza di genere non si è mai tirato indietro.

Penso al 2013, quando una pdl a mia prima firma è stata abbinata ad altre per ratificare la Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (Convenzione di Istanbul).

Sempre nella passata legislatura ci sono state delle modifiche al codice penale e di procedura penale volte ad inasprire le pene di alcuni reati più spesso commessi nei confronti di donne, l’emanazione del Piano d’azione straordinario contro la violenza di genere e la previsione di stanziamenti per il supporto delle vittime.

In questa legislatura il Parlamento ha proseguito nell’adozione di misure volte a contrastare la violenza contro le donne, in particolare mi riferisco al cd Codice Rosso (legge n. 69 del 2019) di iniziativa dell’allora ministro Bonafede oggi presente, di cui è stata relatrice la collega Ascari, volto a rafforzare le tutele processuali delle vittime di reati violenti, con particolare riferimento ai reati di violenza sessuale e domestica.

Il collega Ferraresi, organizzatore di questo importante evento, come sottosegretario di Stato per la giustizia, è riuscito ad innalzare gli indennizzi per le vittime di reato, oltre ad aver contribuito alla redazione di diverse norme del codice rosso, reato di stalking in primis. Sempre al Senato, infine, è stata istituita la Commissione d’inchiesta monocamerale sul femminicidio.

Ma ancora non è abbastanza.
La violenza sulle donne è un fenomeno ancora presente, costante, che non può più essere derubricato a situazione emergenziale. Dal mio punto di vista, dobbiamo pensare ad un mondo, una società diversi e agire su più fronti:

1) Prevenire grazie all’educazione affettiva e sessuale per le nuove generazioni attraverso l’inserimento di percorsi educativi nelle scuole. La prevenzione passa attraverso la cultura, l’educazione ed il rispetto per il prossimo. Contrastare fenomeni quali violenza, bullismo e discriminazione tra giovani, favorendo e sostenendo lo sviluppo della facoltà empatica che caratterizza l’essere umano è il primo passo per una società migliore e rispettosa del prossimo.

2) Proteggere garantendo l’indipendenza economica della donna vittima di violenza. Tutti gli studi sottolineano l’importanza di una sicurezza economica per uscire dalla spirale di violenza. In tal senso sono molto contenta che la mia pdl che favorisce l’inserimento delle donne vittime di violenza tra le categorie protette agevolandone dunque il reinserimento nel mondo del lavoro sia nella fase conclusiva dell’iter legislativo in commissione lavoro.

3) Per ultimo ma non per importanza, potenziare e rendere strutturali ed omogenei corsi di formazione per le forze dell’ordine, così come previsto dall’art 5 del codice rosso. Gli operatori fanno del loro meglio e a loro va il mio ringraziamento, ma ci sono stati casi in cui la sottovalutazione dei racconti delle donne ha portato a conseguenze catastrofiche. Non è più possibile affidarsi a sensibilità del singolo, ma è invece necessario rendere strutturale la formazione dei vari corpi che si trovano ad affrontare la violenza di genere e domestica. Tramite un protocollo nazionale che deve far parte dell’addestramento generale, in modo da fornire a tutti gli strumenti culturali per contrastare gli stereotipi di genere.

Concludo dicendo che sono poche le tematiche su cui tutto il Parlamento è d’accordo e la battaglia alla violenza domestica e di genere è sempre stata una di queste, lo si vede a partire dalla ratifica della Convenzione di Istanbul fino al Codice Rosso: mi auguro che continueremo in questo percorso fatto di maggiori diritti e tutele, lo dobbiamo alle giovani donne e alle future generazioni.

Voglio infine ringraziare l’associazione Gens Nova, promotrice dell’evento, che da anni persegue la tutela delle vittime delle violenze”.

Clicca qui per vedere il video del convegno.