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Martedì 20 ottobre, presso il Parlamento bosniaco a Sarajevo, ho partecipato alla conferenza “Monitoraggio dell’attuazione della Convenzione di Istanbul : nuove sinergie” che si è svolta nel quadro della presidenza del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa della Bosnia-Erzegovina. La conferenza è stata aperta da Semiha Borovac, ministro dei Diritti umani e dei rifugiati della Bosnia – Erzegovina.

Il monitoraggio dell’attuazione della Convenzione di Istanbul è al centro dell’attenzione dall’entrata in vigore (1 agosto 2014). L’applicazione effettiva di tale testo dipenderà ampiamente dalla volontà e dalla capacità dei governi di coordinare le azioni dei loro organismi responsabili della lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, come anche dalla buona cooperazione tra i governi e i parlamenti.

L’obiettivo è stato quello di avviare un processo di riflessione su nuove sinergie a diversi livelli: a livello governativo, a livello parlamentare e a livello della società civile e delle istituzioni nazionali dei diritti umani.

La Conferenza ha dato la possibilità di condividere esperienze e know-how e di allacciare legami tra i partecipanti, in particolar modo i rappresentanti degli Stati che aderiscono alla Convenzione e dei paesi che prevedono di firmare la Convenzione, di ratificarla o di aderirvi.

Le presentazioni e i dibattiti hanno posto in evidenza la particolare importanza di un’azione coordinata, in conformità a quanto previsto dalla Convenzione, che chiede a tutti gli organismi competenti e a tutti gli attori, servizi, organizzazioni internazionali e organizzazioni non governative interessati di stabilire una cooperazione coordinata.

Hanno partecipato anche alcuni membri GREVIO, ossia il Gruppo di esperti sulla violenza contro le donne e la violenza domestica, tra cui l’italiana Simona Lanzoni.

Una conferenza durata dal mattino fino al tardo pomeriggio e diviso in 3 sessioni principali.

Nel mio intervento ho ribadito che i punti fondamentali da cui partire concretamente sono tre: definizione di violenza di genere, assenza nella raccolta dati della relazione autore – vittima, dipendenza economica.

Senza una comune e condivisa definizione di violenza di genere, senza inserire nelle statistiche un fattore importante come la tipologia di rapporto tra la vittima e l’autore della violenza (marito/fidanzato/collega/datore di lavoro ecc), senza dare una via d’uscita lavorativa e totale indipendenza economica alle donne vittime(reinserimento/agevolazioni alle imprese), non si avranno progressi. Porterò avanti questi punti sia a livello nazionale che in Consiglio d’Europa con la mia mozione.
Ognuno dovrebbe partire da qui.

Qui di seguito il mio intervento:

>> https://goo.gl/3AZkpg