Sono a Strasburgo alla sessione plenaria del Consiglio d’Europa e questa mattina ero iscritta a parlare sulla risoluzione del parlamentare britannico Chope, autore della risoluzione sulla questione migrazione: “The large scale arrival of mixed migratory flows on Italian shores”. La presidente Brasseur, però, ha interrotto il dibattito. Non c’è stato il tempo di continuare con la lunga lista degli iscritti. Peccato perché tutti gli italiani hanno potuto parlare tranne me e Manlio Di Stefano. Credevo fosse importante dare la voce sopratutto a chi vive l’emergenza migratoria in casa. Questo il testo dell’intervento che avrei voluto fare se me ne avessero dato la possibilità:
Ho ascoltato attentamente il dibattito dei colleghi che mi hanno preceduto ma credo che non si sia toccato un punto fondamentale, cioè quello dell’interventismo. L’interventismo ad ogni costo da parte dell’Occidente, figlio di una cultura colonialista del decennio scorso, rimane un riflesso ancora vivo. Questo riflesso, in base al quale l’Occidente è garante della pace e della stabilità in varie zone geopolitiche come ad esempio il Medio Oriente, non tiene minimamente conto della terribile performance storica di Europa e Stati Uniti nella regione.
Questo sconvolgimento geopolitico porta inevitabilmente alla fuga da paesi improvvisamente in guerra.
Il signor Chope parla in questa risoluzione di chiusura di frontiere e di finanziamento della Libia. Mi chiedo quale vantaggio possa esserci nel finanziare un paese messo al 172esimo posto della corruzione a livello mondiale, secondo il transparency international, quindi “altamente corrotto”. Positiva la richiesta di istituire un crimine internazionale per chi mette a rischio vite umane organizzando i viaggi. Ma per il resto, nessun aiuto concreto all’Italia, stanziamenti alla Libia, chiusura di frontiere. Certo lasciamo l’Italia all’emergenza costante, lasciamo i siciliani al loro destino, lasciamo donne e bambini a morire nel mare mediterraneo.
E allora mi chiedo e chiedo all’aula, quando siamo europei, solo quando ci viene richiesta austerità a tutti i costi? Dove inizia l’Europa? A Lampedusa o sulle alpi? Capisco l’atteggiamento del signor Chope, il suo paese non si ritrova con l’emergenza umanitaria in casa, ma ricordo al signor Chope che se la Libia è in una situazione di instabilità politica è anche a causa del suo paese che ha deciso di appoggiare l’intervento militare della NATO nel 2011 per sostenere gli insorti contro Gheddafi.
Però Gheddafi andava bene a tutti quandoTony Blair, appena dimesso dall’incarico, si era precipitato a incontrare segretamente Gheddafi. Sei faccia a faccia in Libia tra il 2008 e il 2010 rivelati dal Sunday Telegraph, che ha chiesto all’ex leader laburista di chiarire se negli incontri fosse mai stato discusso il rilascio dell’attentatore di Lockerbie Abd el-Basset al Megrahi.
Ricordo inoltre al signor Chope che il suo paese rientra a pieno titolo nella missione militare ISAF in Afghanistan, che ha provocato centinaia di migliaia di morti e migliaia di sfollati. Gli sfollati, le persone che devono fuggire dal loro paese, sono in gran parte costretti a fuggire per colpa dell’interventismo che ha sempre contraddistinto l’Occidente. Dobbiamo iniziare a pensare ad una possibile soluzione sui flussi migratori partendo da questi presupposti e iniziare a fare una riflessione seria su quali sono le priorità dell’Occidente e quindi anche dell’Unione Europea: la vera cooperazione (e non sostentamento) tra i popoli o il semplice interesse economico/strategico di una zona geopolitica? Dovremo prendere in mano la situazione ed affrontare questi punti e non solo concentrarci costantemente sulle emergenze e le tragedie che, purtroppo, continuano a palesarsi quasi quotidianamente nel mar Mediterraneo. Non farlo equivarrà a mettere la testa sotto la sabbia e non prendersi le proprie responsabilità.