Lo sorso mese di giugno è stata annunciata la trasmissione da parte del Governo della cosiddetta Relazione per il controllo export, import e transito dei materiali di armamento 2013.
Sono passati più di 6 mesi e il Governo ancora non è venuto nelle varie commissioni competenti ad esporla nel dettaglio.
Ricordo che è stato introdotto “l’obbligo governativo di riferire analiticamente alle Commissioni parlamentari sui contenuti della relazione entro 30 giorni dalla sua trasmissione” ai sensi della legge 9 luglio 1990, n. 185, art. 5, comma 1.
Tra l’altro nel documento ci sono delle grosse lacune:
-non viene citato il passaggio presente nei passati Rapporti dell’impegno del Governo a “continuare il dialogo con i rappresentanti delle Organizzazioni Non Governative (ONG) interessate al controllo delle esportazioni e dei trasferimenti dei materiali d’armamento con la finalità di favorire una più puntuale e trasparente informazione nei temi d’interesse”;
-manca l’Allegato C che per diversi anni ha riportato l’elenco dei “Paesi ritenuti dall’Onu responsabili di gravi violazioni dei diritti umani o che destano preoccupazione sotto tale profilo”;
– dal 2008 il Ministero dell’Economia e della Finanze (Dipartimento del Tesoro) non ha inserito più il “Riepilogo in dettaglio suddiviso per Istituti di Credito”, sostituendolo con un “Riepilogo in dettaglio suddiviso per Aziende” che non elenca i dettagli delle singole operazioni autorizzate agli Istituti di credito rendendo così impossibile il controllo parlamentare e violando la legge 185/1990;
– violazione del trattato del 1° aprile 2013, approvato e sottoscritto in seno all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, sul commercio internazionale delle armi (Arms Trade Treaty, A.T.T.).
L’elenco dei destinatari dell’export bellico italiano comprende Paesi spesso impegnati in conflitti armati, o regolarmente accusati di sistematiche violazioni dei diritti umani dai principali organismi internazionali di monitoraggio. Tra questi: Arabia Saudita (principale acquirente di armi italiane con quasi 300 milioni di export autorizzato nel 2013), Brasile (56 milioni), Pakistan (28), Indonesia (27), Filippine (23), Egitto (17), Messico (14), Zambia (13), Mauritania (12), India (12), Iraq (12), Turchia (11), Venezuela (8), Colombia (6), Qatar (5), Azerbaigian (3), Israele (2), Sudafrica (2), Thailandia (2), Bangladesh (1), Cina (1), Nigeria (0,7), Guatemala (0,5), Niger (0,5), Senegal (0,2).
Per questo le Commissioni Affari Esteri e Difesa M5S hanno presentato una risoluzione – di cui sono la prima firmataria: vogliamo che il Governo rispetti i tempi previsti dalla legge per venire a riferire nelle commissioni parlamentari sulla Relazione e che reinserisca tutte le parti mancanti. Soprattutto ci aspettiamo il massimo rispetto della legge, cosa non ovvia a questo punto: Legge 185/1990 e Trattato sul commercio internazionale delle armi (Arms Trade Treaty, A.T.T.).
Responsabilità! Il Governo ha il dovere di valutare attentamente la destinazione delle armi: NO all’export nei paesi in conflitto, nei paesi con violazioni dei diritti umani e nei paesi verso cui è stato emesso un provvedimento di embargo.