Strasburgo, 13/0272018

Discorso della Vicepresidente della Camera Maria Edera Spadoni:

“E’ con grande piacere che prendo parte ai lavori di questo sesto Vertice dei Presidenti dei parlamenti dell’Assemblea parlamentare dell’Unione per il Mediterraneo. Saluto i colleghi dei Parlamenti presenti e ringrazio la Presidenza di turno dell’AP UpM per averci dato l’opportunità di ritrovarci per affrontare un tema così importante, quale il fenomeno migratorio.
Il fenomeno migratorio è un fenomeno globale e complesso, riconducibile a molteplici fattori, siano essi di natura economica, ambientale, sociale, geopolitica o legati alla presenza di conflitti ed esigenze di sicurezza. Appare evidente che si tratta di un fenomeno che non dobbiamo temere, ma che al tempo stesso non possiamo gestire da soli ma è necessario un approccio comune e condiviso.
Una particolare attenzione merita la condizione delle donne migranti, maggiormente esposte a violenze e sfruttamento: noi vorremmo invece che la questione femminile non fosse considerata solo sotto il profilo della tutela e protezione, ma le donne dovrebbero essere protagoniste nel processo di consolidamento della sicurezza e della pace nell’area mediterranea.
Il nostro paese ha chiesto, in questi ultimi anni, una maggiore solidarietà da parte dell’Unione europea e degli Stati membri, anche attraverso la richiesta della revisione del regolamento di Dublino, analogamente a quanto chiede la raccomandazione della commissione politica al paragrafo 18, ma allo stato attuale non vi è stata quella risposta che avrebbe permesso a tutti di gestire al meglio la situazione, anzi il sistema delle quote per i ricollocamenti, proposto dalla Commissione europea ed approvato anche dal Consiglio europeo è rimasto di fatto, mi duole dirlo purtroppo, al momento inattuato.
In ogni caso, l’Italia si è fatta carico del problema cercando di dare risposte concrete ad un’emergenza drammatica, contrastando al contempo il traffico di esseri umani. Vi è stato nel nostro Paese uno sforzo enorme in termini di accoglienza e integrazione per garantire agli immigrati e agli stranieri i diritti fondamentali.
Altro elemento che tengo a sottolineare è l’impegno concreto del nostro paese in Libia, paese da cui – tutti sappiamo – derivano i maggiori flussi migratori: l’Italia è l’unico paese occidentale effettivamente attivo nello scenario libico. Il contributo italiano è incentrato nella prestazione di assistenza legale, sanitaria e finanziaria a migranti, rifugiati e richiedenti asilo nonché alla popolazione locale. Oltre all’Ambasciata italiana a Tripoli, sono operativi l’ospedale militare di Misurata nonché la missione Ippocrate, per fronteggiare l’emergenza sanitaria nel Paese. L’assistenza medica è inoltre garantita da numerose ONG italiane presenti sul territorio. Del resto, la mediazione italiana si è rivelata fondamentale anche per facilitare l’intervento dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) e dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) nei centri di accoglienza libici e per il supporto alla popolazione locale. Infine, l’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo ha finanziato numerosi progetti in Libia, stanziando circa 13 milioni di euro.
Siamo perfettamente consapevoli che anche altri paesi del Mediterraneo vivono una medesima situazione, trovandosi nella necessità di dover gestire migliaia di arrivi, penso in particolare alla Grecia, alla Spagna, alla Turchia, alla Giordania e al Libano, così come al Marocco e all’Egitto e altri.
Questo massiccio arrivo di migranti ha determinato una situazione insostenibile per i paesi di primo approdo che si sono trovati a gestire un numero elevato di persone, in un contesto di emergenza. Ciò ha un costo sia in termini organizzativi, che per le infiltrazioni della criminalità organizzata, ma anche per i migranti stessi che rimangono in una situazione d’indeterminatezza e precarietà.
Inutile ricordare i migliaia di minori che scompaiono annualmente una volta approdati sulle coste europee.
Dobbiamo a questo punto riflettere su cosa, in quanto parlamenti, possiamo fare, quale messaggio trasmettere ai nostri governi per individuare le opzioni migliori.
Io credo che il primo messaggio sia il dialogo: l’Italia è sempre stata fermamente convinta che il dialogo sia lo strumento fondamentale per costruire una solida base di fiducia e rispetto reciproci.
Il secondo messaggio è solidarietà e condivisione; solidarietà perché nessuno può gestire da solo il fenomeno, e perché non dobbiamo lasciare nessun paese da solo; e condivisione di obiettivi ma anche di responsabilità.
Terzo messaggio: impegno concreto. Occorrono fondi, progetti ed investimenti se vogliamo tener fede agli impegni presi anche con l’Agenda 2030; dobbiamo promuovere maggiori investimenti in Africa, favorire la crescita di un’imprenditoria locale, offrire formazione e istruzione di qualità e attuare programmi per la lotta al cambiamento climatico. Ma occorre anche avere la volontà di impegnarsi per attuare politiche di cooperazione che portino effettivo sviluppo ai paesi interessati.
Anche l’Italia sta cercando di fare la sua parte:
· a gennaio 2019 abbiamo inaugurato a Roma il Centro per il Clima e lo Sviluppo sostenibile dell’Africa (ACSD) a conferma dell’attenzione e del crescente impegno dell’Italia nei confronti dell’Africa;
· partecipiamo alle principali missioni europee e dell’ONU nel Sahel (MINUSMA, EUCAP Sahel e EUTM Mali), contribuiamo finanziariamente al G5 Sahel , nonché alle attività di formazione a beneficio delle forze militari e di sicurezza dei Paesi della regione.
· Abbiamo destinato risorse a dono a favore dei Paesi del G5 Sahel per circa 60 milioni di Euro e inoltre facciamo parte dell’Alleanza Sahel.
L’Italia è da sempre impegnata anche nella lotta contro il traffico di esseri umani anche partecipando a EUNAVFOR MED operazione SOPHIA il cui mandato è stato recentemente prorogato.
· L’Italia è inoltre uno dei principali contributori UE con un impegno di 112 milioni di euro. A questo riguardo sarebbe opportuno un riscontro sull’efficacia degli aiuti prestati con verifiche puntuali.
· Veniamo così al quarto messaggio è trasparenza e accountability. Proprio per garantire l’efficacia delle nostre azioni vi deve essere la massima trasparenza nella gestione e nell’uso delle risorse, finanziarie e non solo. Dobbiamo garantire che vi siano chiari referenti in grado di “rendere conto” delle scelte operate e dell’uso dei fondi ai fini previsti”.