Oggi, 25 novembre, è la giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Ho partecipato come relatrice alla conferenza di Amnesty International alla Camera dei Deputati, presso la Sala Aldo Moro, insieme a vari parlamentari e alcune figure dell’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori (OSCAD).
Noi del M5S siamo contro qualsiasi forma di commemorazione. Oggi deve essere una giornata di bilanci: cosa si è fatto finora e cosa dobbiamo fare in futuro. Il 17 marzo scorso ho chiesto in un’interrogazione informazioni sul famoso Piano anti-violenza previsto dal decreto sul femminicidio: si legge nella risposta che il Governo avrebbe dovuto adottare lo stesso entro il prossimo mese di ottobre. Oggi siamo al 25 novembre. Vogliamo fatti concreti. Manca ancora il ministro delle pari opportunità, che stiamo richiedendo da mesi, così come mancano le linee guida del piano antiviolenza. Ricordo che sono stati stanziati per gli anni 2013/2014 quasi 17 milioni di euro di cui: circa 5,5 accantonati e destinati alle regioni per futuri progetti; 1milione circa per centri antiviolenza; un altro milione per case rifugio; mentre quasi 9 milioni per il Fondo Nazionale per le politiche sociali (FNPS).
Lo scorso settembre il Governo ha assegnato le risorse alle Regioni, che a loro volta dovranno stipulare delle convenzioni con i Comuni, che a loro volta dovranno assegnare le risorse ai centri anti-violenza. Un iter lungo e farraginoso.
Ho presentato al Consiglio D’Europa una mozione Systematic collection of data on violence against women che chiede l’effettiva attuazione della Convenzione di Istanbul, tramite una raccolta sistematica di dati e un controllo periodico da parte dei parlamentari attraverso sia i propri parlamenti nazionali che la rete “Women Free from Violence” del Consiglio d’Europa.
Ho chiesto a gran voce, insieme a tutto il MoVimento Cinque Stelle, un vero processo partecipato senza un eccessivo approccio “securitario” e di emergenza. Servono politiche globali e coordinate. Serve un approccio integrato e di sistema che preveda un percorso centrato sulla donna, un coinvolgimento in primo luogo dei centri antiviolenza e di forti reti territoriali e nazionali orientate ad un approccio di genere. Attualmente c’è un’eccessiva burocratizzazione per le donne che subiscono violenza. Pensiamo al welfare: lavoro, asilo nido, ecc. Molte donne devono essere reinserite nella normalità e gestire autonomamente la propria vita. Indipendenza: ripartiamo anche da qui.
Il messaggio è chiaro: iniziamo concretamente un percorso di parità, in ogni campo, non solo sulla carta.
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