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Lo scorso venerdì, 9 febbraio, ho partecipato ad un incontro – confronto con i pensionati ex lavoratori autonomi di Reggio Emilia, esattamente con il Cupla reggiano (Comitato unitario dei pensionati del lavoro autonomo) in presenza delle altre forze politiche (Fratelli d’Italia, PD, Liberi e Uguali).

Abbiamo discusso insieme e ho presentato il nostro programma: superamento della Legge Fornero, quota 100, quota 41, staffetta generazionale e opzione donna. Questi i nostri pilastri in merito.

Il combinato disposto delle leggi Dini, Maroni e Fornero-Monti ha condotto il sistema previdenziale italiano verso una estrema rigidità in uscita. A questo si è aggiunta una progressiva e sempre più estrema flessibilità in entrata. Il risultato è che è diventato sempre più complicato accedere al mondo del lavoro con trattamenti salariali adeguati e poter andare in pensione, da un lato perché si allungano i tempi per l’ accesso ai trattamenti previdenziali, dall’altro perché si riducono gli importi degli stessi trattamenti.

Al tempo stesso la vita media si allunga anche se gli indici di qualità della vita ci dicono che al crescere della speranza di vita non corrisponde un miglioramento delle condizioni di vita. Ciò pesa direttamente sulle casse pubbliche e su quelle private a causa dell’incremento della spesa sanitaria e di quella previdenziale.

Poco lavoro, pochi contributi e tanta precarietà. Situazione che è peggiorata con l’introduzione delle norme del c.d. Jobs Act. Il Movimento Cinque Stelle propone quindi di superare la riforma Fornero permettendo maggiore flessibilità in uscita senza però ricadere nell’errore delle baby pensioni. Quota 100 incarna quindi una soluzione valida per permettere a chi ha ad esempio 65 anni di età e 35 anni di contributi la possibilità di scegliere di andare in pensione e fare così spazio alle nuove leve. In tal senso va intesa anche la proposta di rilanciare una staffetta generazionale effettiva ed efficace rispetto ai tentativi precedenti che impegni le aziende ad assumere giovani riducendo l’orario di lavoro dei più anziani. Non ricorrendo quindi alle agevolazioni assunzionali a pioggia e meramente a titolo propagandistico, come quelle messe in atto dai governi Renzi e Gentiloni, ma legando l’uscita dei lavoratori con almeno 30 anni di età contributiva con l’ingresso e la formazione dei giovani.

A questa misura si aggiungerebbe quella di Quota 41 ovvero la possibilità per chi ha già versato 41 anni di contributi di andare in pensione senza altri limiti di tipo anagrafico o gravoso.

Si prevede inoltre una misura, di importo analogo a quella del reddito di cittadinanza, per garantire a tutti una pensione minima di almeno 780 euro mensili. Proponiamo anche la proroga di “opzione donna” cioè di quella misura ora non più in vigore che permette alle lavoratrici che si sono trovate a finire nel sistema contributivo ma che hanno 57 o 58 anni di andare in pensione anticipatamente beneficiando di requisiti più favorevoli.

Partecipa, scegli, cambia! Manca poco al 4 marzo!

Maria Edera Spadoni