Il tempo di un parto prima che venga revocato l’appalto all’azienda interdetta per mafia, nonostante 2 lettere della Prefettura! E intanto i lavori privati degli stessi imprenditori continuano. Interrogazione M5S in Parlamento

Come MoVimento 5 Stelle stiamo proseguendo con le nostre verifiche su tutta la provincia legate all’infiltrazione delle mafie nel nostro territorio, dalle persone coinvolte nelle indagini alle aziende interdette per collegamenti con la malavita. In questi nostri controlli sono emersi dei fatti indubbiamente preoccupanti nel comune di Sant’Ilario d’Enza: l’amministrazione comunale avrebbe atteso ben 9 mesi prima di annullare l’affidamento di un appalto pubblico ad un’azienda interdetta per mafia. Tutto nasce da una delibera del comune del 20 novembre 2014 all’interno della quale, in un linguaggio molto politichese e inizialmente di difficile interpretazione, si comprende che viene revocato un appalto pubblico, ma andiamo per ordine. Nell’ aprile 2007 viene approvata la realizzazione di un piano particolareggiato di iniziativa privata a Calerno, lungo quella che attualmente è via Andersen. Il concessionario del piano particolareggiato era la società Impre S.r.l. di Talarico di Giuseppe Talarico.

Leggendo la delibera si scopre che nella stipula della concessione si è stabilito che la Impre s.r.l. avrebbe realizzato le opere di urbanizzazione a scorporo degli oneri di urbanizzazione stessi, per un valore complessivo di oltre 1.340.000,00 euro. Sostanzialmente un appalto pubblico con affidamento diretto per una cifra indubbiamente alta. Le opere di realizzazione del quartiere vanno avanti ma nel mentre arriva l’interdittiva antimafia per la Impre S.r.l. legata ai lavori che stava svolgendo per l’appalto pubblico nel Comune di Bondeno. E’ il febbraio del 2014 che la notizia dell’interdittiva per possibili infiltrazioni mafiose giunge ai clamori della cronaca reggiana e nello stesso mese l’amministrazione riceve la prima lettera dalla prefettura che informa di questo problema.  Ma agli atti tutto tace, i lavori proseguono e l’affidamento diretto pure.

Arriva una seconda lettera nel settembre 2014 in cui la Prefettura di Reggio ribadisce l’interdittiva nei confronti della società Impre s.r.l. e sollecita provvedimenti all’amministrazione comunale.

Solo nel novembre dello stesso anno, ben 9 mesi dopo la prima lettera la giunta decide di revocare la concessione e ogni accordo stipulato con la società Impre s.r.l., precisando nell’atto che dovrà essere realizzato un nuovo affidamento per il completamento delle opere di urbanizzazione non completato. Quale è la situazione attuale del piano particolareggiato, a un anno mezzo da tali provvedimenti? E qui si arriva al paradosso, in quanto le opere di realizzazione delle palazzine residenziali proseguono indisturbate, ad opera della società Talarico Costruzioni i cui soci (Talarico Alfonso, Talarico Giuseppe e Talarico Luigi) sono i medesimi della Impre s.r.l. ma non avendo mai lavorato col pubblico non risulta interdetta.

 

Le opere di urbanizzazione sono state portate avanti, non si sa ad opera di chi. Indubbiamente questa situazione porta a porsi molte domande

a) sicuramente la prima è la tempistica quantomeno lunga adottata dall’amministrazione santilariese prima di giungere alla revoca dell’appalto con l’impresa interdetta, nove mesi, un parto burocratico.

b)Il secondo più che una domanda è un tema legato alle interdittive. Uno strumento utilissimo e fondamentale a livello pubblico ma uno strumento ancora “zoppo” in quanto non solo il provvedimento colpisce la ragione sociale della società e non i soci, ma oltretutto riguarda solo il comparto pubblico ma gli affari privati non vengono intaccati e una azienda interdetta in una Regione può continuare a lavorare in altre Regioni(!).

Ciò fa sì non solo che possono esistere più società che operano indisturbate con soci in comune ad aziende interdette, ma oltretutto le aziende interdette possono continuare a lavorare tranquillamente nel settore privato ed in altre Regioni, e il comune cittadino, il libero professionista, l’imprenditore onesto non può sapere se l’azienda a cui sta affidando dei lavori privati è in odore di mafia.

 

Questo perché le black list delle Prefetture non sono di pubblica consultazione.

Queste e altre domande verranno poste dalle parlamentari Giulia Sarti e Maria Edera Spadoni in una interrogazione parlamentare. Sarà interessata sia la Commissione antimafia che il governo stesso.