Leggo con rammarico la notizia di ieri sull’ennesimo caso di violenza perpetuata nei confronti di una donna: tutto ciò avviene nel cuore della nostra Reggio Emilia.
Cerchiamo di fare il punto della situazione: è passato ormai un anno dall’ approvazione del decreto sul “femminicidio” e ancora manca un ministro delle pari opportunità. Lo scorso settembre il Governo ha assegnato le risorse alle Regioni, che a loro volta dovranno stipulare delle convenzioni con i Comuni, che a loro volta dovranno assegnare le risorse ai centri anti-violenza.
Un iter lungo e farraginoso. E’ preoccupante poi l’approccio “securitario” e di emergenza: servono politiche globali e coordinate, un approccio integrato e di sistema che preveda un percorso centrato sulla donna, un coinvolgimento in primo luogo dei centri antiviolenza e di forti reti territoriali e nazionali orientate ad un approccio di genere. Il M5S condivide il contenuto del recente comunicato stampa di D.i.R.E.., Donne in rete contro la violenza : anche noi chiediamo che il Governo riapra un vero confronto nel merito delle misure da mettere in campo, e ancora una volta il coinvolgimento delle associazioni non interpellate nella prima fase, tenendo presente anche il documento prodotto dalle Nazioni Unite per la creazione dei Piani Nazionali contro la violenza alle donne.
Per quanto mi riguarda, a Parigi lo scorso 3 dicembre si è riunita la Commissione Uguaglianza e non discriminazione dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa e proprio durante questo incontro sono stata nominata rapporteur sulla mozione Systematic collection of data on violence against women che mi vede come prima firmataria.
Una ricerca dell’Agenzia dell’Unione Europea per i diritti fondamentali, presentata a marzo al Parlamento di Bruxelles, ha riconfermato che uno dei problemi emersi è sempre quello della mancanza di dati da fonti ufficiali sulla portata e la natura della violenza di genere. La maggior parte delle donne non denuncia e non si sente incoraggiata a farlo. I dati ufficiali della giustizia penale registrano solo i pochi casi segnalati: in tutta l’UE continuano a mancare dati esaurienti e comparabili in questo settore rispetto ad altri, per i quali si raccolgono informazioni in relazione al genere.
Tramite una raccolta sistematica di dati e un controllo periodico da parte dei parlamentari, sia tramite i propri parlamenti nazionali che tramite la rete Women Free from Violence del Consiglio d’Europa, si può dare una concreta attuazione alla Convenzione di Istanbul dove tra le altre, sono la prima firmataria della proposta di legge di ratifica.
Ribadisco inoltre il mio impegno anche nel Parlamento italiano come Presidente del Comitato sull’agenda post 2015 – cooperazione allo sviluppo, in cui porterò avanti un’indagine conoscitiva sui cosiddetti Obiettivi del Millennio, in particolare l’obiettivo sulla promozione dell’eguaglianza di genere e l’empowerment delle donne.
Mi auguro che dal 2015, quando si riunirà il gruppo di esperti sulla lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (GREVIO), si possano vedere concreti cambiamenti. Iniziamo un percorso di parità, in ogni campo, non solo sulla carta.
Maria Edera Spadoni
Cittadina alla Camera dei Deputati
M5S