Buongiorno a tutti,
ringrazio l’Associazione sindacale dei funzionari prefettizi che ha promosso l’incontro di oggi, davvero importante. Infatti, è fondamentale analizzare a fondo, discutere e confrontarci su una tematica cruciale come quella della riforma della disciplina delle gestioni commissariali.
Dobbiamo essere molto chiari su un punto: le norme attuali in materia di commissariamento degli enti locali presentano delle lacune che impediscono di rispondere efficacemente alle sfide crescenti della penetrazione delle mafie nelle istituzioni locali.
Perciò va nella giusta direzione, a nostro avviso, la revisione del TUEL prevista nel decreto legge sicurezza nell’art 28, attualmente in discussione alla Camera.
Le modifiche introducono, accanto all’istituto del commissariamento, la vigilanza rinforzata dei prefetti volta ad indicare gli iter per una normalizzazione. In caso di inadempienza alla sollecitazione, il prefetto nomina un commissario per il settore inadempiente. Inoltre, sempre nell’art 28 del DL, è previsto che gli amministratori locali responsabili dello scioglimento di un comune non possano più essere candidabili per elezioni politiche o amministrative.
Rimangono comunque altri punti nella legislazione attuale che hanno bisogno di essere corretti. A titolo di esempio, bisogna prevedere la possibilità di scioglimento/commissariamento delle società partecipate dagli enti locali e delle partecipate delle partecipate, che hanno avuto talvolta infiltrazioni pesanti di personaggi del crimine organizzato e che nell’ordinamento attuale non è possibile “censurare”. Rimane inoltre grave il problema dei lavoratori e dirigenti degli enti locali collusi con le cosche criminali, riscontrati come tali dalle commissioni di accesso, “ereditati” anche quando subentra la gestione commissariale: bisogna appunto che sia introdotta la possibilità del loro agevole licenziamento, provvedimento che oggi non può essere effettuato. Va presa in considerazione anche la possibilità di un rafforzamento della struttura commissariale in situazioni di alta intensità mafiosa con personale qualificato del Ministero dell’Interno, che possa costituire un nucleo rinforzato nell’ente locale sciolto presente 24 ore su 24. Infine deve essere trovato a riguardo una modalità istituzionale di coordinamento tra il Prefetto e le Procure distrettuali antimafia.
Come sapete Reggio Emilia è la mia città. Ed è proprio nella provincia di Reggio Emilia che è stato realizzato il primo scioglimento di un Comune per mafia in Emilia Romagna: Brescello è stato sciolto per infiltrazioni ‘ndranghetiste il 20 aprile 2016 dal Consiglio dei Ministri; inizialmente per 18 mesi, termine poi prorogato fino ad aprile 2018. Fino a quella data a gestire il Comune sono stati tre commissari straordinari: Michele Formiglio, Antonio Oriolo e Luciana Lucianò. Il Consiglio dei Ministri ha deliberato che l’amministrazione comunale di Brescello andava sciolta a causa dei condizionamenti mafiosi accertati dalla commissione di accesso agli atti che per tre mesi avevano scandagliato gli ultimi 15 anni di amministrazione.
I mesi precedenti lo scioglimento hanno visto le dimissioni di alcuni consiglieri e assessori; il sindaco PD Marcello Coffrini si è dimesso il 30 gennaio del 2016 dopo essere stato travolto dallo scandalo scaturito dalle sue dichiarazioni benevole su Francesco Grande Aracri -condannato in via definitiva per associazione a delinquere di stampo mafioso nell’ambito del processo Edilpiovra -rilasciate alla web-tv Cortocircuito.
Brescello era finita sotto i riflettori nel gennaio del 2015, quando nella maxi inchiesta Aemilia erano emersi interessi della cosca dei Grande Aracri nel settore degli appalti pubblici di vari comuni. Nella relazione della commissione si faceva riferimento a dipendenti comunali assunti con contratti a tempo determinato che sarebbero riconducibili alla famiglia Grande Aracri, si parlava di appalti e subappalti non del tutto chiari e di cambi di destinazione d’uso di terreni nel quartiere chiamato Cutrello, nella prima periferia del paese.
Non solo Reggio Emilia, ma in tutto il Paese dobbiamo lottare ed impegnarci al massimo per far sì che le mafie siano estirpate definitivamente; più il tasso della corruzione cresce, più aumenta la disoccupazione, minori sono gli investimenti, più scadenti i servizi, più care le infrastrutture. E dove la corruzione dilaga, le mafie prosperano: fino alla politica, nel cosiddetto voto di scambio politico-mafioso. Una società esente da infiltrazioni, è una società che garantisce lavoro, possibilità ed un futuro.
Per questo riteniamo molto importanti sia la riforma che rafforza le norme sul commissariamento degli Enti locali che le nuove norme contro la corruzione alle quali stiamo lavorando in queste ore alla Camera e grazie alle quali avremo maggiore strumenti per contrastare la corruzione nella Pubblica amministrazione, a cominciare dalla possibilità di usare anche per questo tipo di reati gli agenti sotto copertura, finalmente.
E per questo tavole come quella di oggi sono indispensabili. Combattiamo con forza la penetrazione delle mafie nelle istituzioni locali.
Auguro a tutti un buon lavoro.