iran women

E’ da un appello di Amnesty International che nasce la risoluzione M5S in Commissione Affari Esteri e Comunitari, a prima firma Spadoni. Il Governo iraniano sta cercando di approvare due nuove leggi: la legge quadro sulla popolazione complessiva e l’esaltazione della famiglia (legge 315) e la legge sull’incremento dei tassi di fertilità e sulla prevenzione del declino della popolazione (legge 446).

La legge 446 vieta la contraccezione chirurgica e limita l’accesso alle informazioni sui contraccettivi, mentre la legge 315 incentiva i giudici a favorire “la riconciliazione” rispetto al divorzio, premiando con un bonus proprio quei magistrati i cui casi comportino una “riconciliazione” piuttosto che il divorzio. Tale proposta renderebbe ancora più difficile per le donne ottenere il divorzio e fuggire da relazioni violente. Secondo l’art.1130 e 1133 del codice civile iraniano, il diritto dell’uomo al divorzio è illimitato, senza particolari condizioni, a differenza della donna. Esclusi casi eccezionali, la donna inoltre dovrà lasciare quasi tutti i suoi averi al marito. Secondo il codice civile nell’art. 1043 e 1044, le donne di qualsiasi età, nel caso di primo matrimonio, devono ottenere il nulla osta dal padre o dal nonno oppure dal tribunale. I ragazzi dall’età di 15 anni possono sposarsi senza alcuna autorizzazione. La donna non ha facoltà genitoriale nei confronti dei figli, e nemmeno quella di amministrare i suoi possedimenti, al contrario il padre oppure il nonno, in osservanza alla legge, possono vendere l’eredità e i soldi ottenuti a loro piacimento ( artt. 1180-1181 e 1183 del codice civile).
Oltre le discriminazioni già presenti nel codice civile, le due leggi menzionate violano ulteriormente  gli obblighi internazionali dell’Iran a rispettare i diritti sessuali e riproduttivi delle donne, compreso il diritto ad accedere, a costi accessibili, a beni, servizi e informazioni di alta qualità sulla contraccezione e a decidere se e quando avere figli.

Queste leggi inoltre aumentano il rischio di violenza domestica per le donne e le ragazze, la discriminazione nei loro confronti nell’ambito lavorativo,  in materia di status coniugale o di maternità.

Chiediamo un impegno urgente al Governo italiano:

  • a intraprendere ogni iniziativa utile, sia in ambito bilaterale che multilaterale, affinché il Governo iraniano non approvi la legge 446 nella sua interezza, eliminando gli articoli che di fatto vietano la contraccezione chirurgica e limitano l’accesso alle informazioni sui contraccettivi;
  •  a sollecitare il Governo iraniano, fermo restando il diritto all’autodeterminazione e alla sovranità legislativa di ogni Paese, ad avviare nuovamente programmi di pianificazione familiare per garantire che tutte le donne e le ragazze possano accedere a beni, servizi e informazioni di qualità sulla contraccezione;
  •  a esortare l’Iran a ritirare le disposizioni della legge 315, che: (1) alimentano la discriminazione nei confronti delle donne nell’ambito lavorativo e rispetto allo status coniugale o di maternità; (2) che agiscono come una barriera per ottenere il divorzio, con un impatto discriminatorio sulle donne; (3) che incentivano i giudici a favorire “la riconciliazione” sul divorzio, e che valutare i loro bonus in base a quanti dei loro casi si sono conclusi con una “riconciliazione” coniugale.