È molto pericoloso identificare i ristoratori che soffrono e giustamente protestano per lo stato di crisi, con alcuni facinorosi intervistati e finiti sul giornale. Il riferimento è, in particolare, a Hermes Ferrari, ribattezzato lo sciamano di Montecitorio. Anche le associazioni di categoria hanno preso le distanze da lui, ma qualcuno lo ha ribattezzato simbolo di queste proteste. Non può essere così.
Ferrari viene tirato in ballo da un pentito nel famoso processo Aemilia, contro la ‘Ndrangheta in Emilia. Secondo il pentito, ritenuto credibile dai magistrati, Ferrari avrebbe avuto rapporti con alcuni personaggi poi condannati nel processo. Inoltre lo stesso pentito parla di una cena elettorale a cui, oltre a Ferrari, avrebbe partecipato anche il leader del Carroccio Matteo Salvini e il deputato (allora della Lega, oggi passato in Fratelli d’Italia) Gianluca Vinci.
Ferrari era già finito nei guai con la giustizia per aver picchiato il vicino di casa per il modo in cui parcheggiava l’auto ed era stato arrestato nel 2012 per aver aggredito il console albanese, colpevole di aver attraversato le strisce pedonali a suo giudizio troppo lentamente.
Noi stiamo dalla parte dei ristoratori e del loro diritto di protestare pacificamente il loro malcontento e le loro difficoltà, consapevoli che la rabbia, la frustrazione e la paura crescono. Ma credo che sia importante fare un appello a tutti, anche alla stampa: non lasciamo che personaggi come questo diventino un simbolo e possano prendere le redini delle manifestazioni portando le proteste su terreni che non comportano alcun vantaggio prima di tutto agli stessi ristoratori.
Articolo online da “Il Resto del Carlino”
