Da un recente servizio su La7 è emerso che nella città turca di Gaziantep, al confine con la Siria, bambini profughi siriani vengono impiegati in industrie dell’abbigliamento e del settore calzaturificio. Lo sfruttamento del lavoro dei minori è vietato dal diritto internazionale: Convenzione (n. 138) sull’età minima del 1973 e dalla Convenzione (n. 182) sulle peggiori forme di lavoro minorile del 1999.
Questa situazione è ancora più deplorevole, perché ci si approfitta della precarietà di bambini rifugiati scappati dalla guerra.
Nel frattempo è iniziata una lunga processione di operazioni di sgombero a Idomeni, in Grecia al confine con la Macedonia, dove sono presenti 8.400 persone da febbraio di quest’anno. Il ricollocamento dei migranti durerà, secondo le previsioni, dieci giorni con l’obiettivo (almeno quello dichiarato) di trasferirli in centri di accoglienza.
L’accordo UE-Turchia ci è costato 6 miliardi, destinati al Governo turco per la creazione di campi profughi e centri di identificazione adeguati.
Ma cosa fa il governo Erdogan?
Tantissime le denunce fatte da organizzazioni per la tutela dei diritti umani sulle condizioni di detenzione e sul trattamento dei migranti da parte di Ankara. Secondo Human Rights Watch tra Marzo ed Aprile agenti della frontiera turca hanno picchiato ed ucciso 5 persone , tra cui un bambino, ferendone altre 14. Da Agosto 2015 sembra che la polizia di frontiera abbia arbitrariamente, ed illegalmente, respinto centinaia di richiedenti asilo in Siria.
E ancora. Una trentina di minori rifugiati siriani, di età compresa tra 8 e 12 anni, hanno subito abusi sessuali da un addetto alle pulizie nel campo profughi turco di Nizip lo scorso settembre. La struttura gestita dall’autorità governativa turca per le emergenze, Afad, avrebbe ignorato le segnalazioni dei parenti di otto dei bambini vittima degli abusi.
Con la risoluzione in commissione presentata questa mattina a mia firma, il M5S chiede urgentemente un efficace monitoraggio della situazione dei rifugiati all’interno del territorio turco e all’interno del territorio greco e soprattutto chiede di destinare alla Grecia parte dei finanziamenti dati al governo turco.
Nel prossimo Consiglio Ue del 28-29 giugno dobbiamo ricordare che i criteri di Copenaghen per l’ammissibilità di un qualsiasi paese all’interno dell’Ue, in questo caso la Turchia, sono essenziali (es. rispetto dei diritti umani).
Maria Edera Spadoni
A breve si potrà visualizzare l’atto presentato qui di seguito: http://goo.gl/3bk3P1