Oggi, 6 febbraio, è la giornata mondiale contro le mutilazioni genitali femminili.
Le mutilazioni sono una violazione dei diritti umani delle donne: questo tipo di barbarie comporta la totale o parziale rimozione degli organi genitali femminili NON giustificata da alcuna esigenza terapeutica.
Secondo l’Unicef, ogni anno sono almeno 3 milioni le ragazze e le bambine a rischio in Africa. Se non ci sarà una riduzione della pratica, il numero delle ragazze mutilate ogni anno rischia di crescere fino a quasi 7 milioni entro il 2050. Ma ormai il fenomeno dell’immigrazione ha in parte esteso questa pratica anche in Europa e nel Nord America. L’Europarlamento stima, infatti, che siano circa 500mila le donne e le ragazze che convivono con le mutilazioni, una sorta di rito di passaggio all’essere donna o un requisito essenziale per il matrimonio.
In Africa 18 Paesi su 28 hanno adottato una legge nazionale che sanziona la pratica. Si tratta di un risultato importante, ma bisogna ricordare che spesso, anche nei paesi europei, tutto avviene nella clandestinità.
Un processo graduale di sensibilizzazione è l’unica risposta, in primis tramite la diffusione di informazioni e un più ampio grado di scolarizzazione universale. Tra gli Obiettivi del Millennio sono ricompresi proprio l’universalità dell’istruzione primaria, la parità dei sessi e l’autonomia delle donne.
La strada è ancora lunga.