BOLOGNA, 2 AGOSTO 2019– “Dopo 39 anni da quel tragico evento, da quella mattina del 2 agosto che ha segnato la storia del nostro Paese così profondamente, le Istituzioni sono chiamate a rendere conto dei passi avanti fatti nell’accertamento di una verità che ha ancora troppi interrogativi irrisolti e troppe zone d’ombra” ha dichiarato la Vicepresidente Maria Edera Spadoni in rappresentanza della Camera dei Deputati alla cerimonia per il 39mo anniversario della strage di Bologna.
“Il due agosto scorso il Presidente della Camera Roberto Fico si era impegnato a dare impulso all’azione di declassificazione e digitalizzazione degli atti e dei documenti relativi agli anni del terrorismo e delle stragi. Si trattava, da un lato, di rendere noti documenti che non erano pubblici, dall’altro di digitalizzarli per renderli più facilmente consultabili da tutti; da maggio di fatto è online il ‘portale delle commissioni d’inchiesta’, dove sono in corso di progressiva pubblicazione tutti i documenti formati o acquisiti dalle medesime commissioni e i resoconti dei lavori” ha continuato la Vicepresidente.
“Per quanto riguarda le desecretazioni, c’è ancora molto da fare, occorre comprendere come proseguire in questo percorso di verità e di trasparenza che è essenziale per lo Stato e per la salute della democrazia. Presso la Presidenza del Consiglio è aperto un tavolo per la declassificazione di documenti sensibili presieduto dal Sottosegretario Crimi che sono certa saprà esercitare i suoi poteri di indirizzo al riguardo” ha continuato Spadoni.
“Riguardo ai risarcimenti alle famiglie delle vittime, che il Presidente Fico ha affrontato lo scorso anno, si sta svolgendo un proficuo dialogo con l’Associazione delle vittime, col dottor Bolognesi e mi auguro si risolva al più presto” ha affermato la Vicepresidente della Camera.
“Bisogna assolutamente fare chiarezza su questo tragico evento di cui ancora non conosciamo i mandanti, non solo per i familiari delle vittime, ma per tutto il Paese, che ha bisogno di verità e giustizia per dirsi una Repubblica democratica” conclude Spadoni.