Caro direttore,

sto seguendo con grandissima preoccupazione l’andamento della guerra in Ucraina. Non c’è momento in cui il mio pensiero non corra a tutte le vittime innocenti le cui vite sono state, e continuano ad essere, strappate via da una guerra mostruosa. Reggio Emilia non si è tirata indietro di fronte a questa tragedia e ha aperto le porte a chi sta scappando da una guerra insensata. Oltre metà dei profughi arrivati in provincia sono bambini e adolescenti, mentre gli altri sono quasi tutte donne, i cui diritti sono stati brutalmente calpestati.

Oggi ricorre la Giornata internazionale dei diritti della donna e proprio adesso, più che mai, vorremmo gioire per le conquiste sociali, economiche e politiche delle donne. Assistiamo invece ad uno scenario terribile, che nessuno di noi avrebbe mai potuto immaginare fino a poco tempo fa.

Il Ministro degli esteri dell’Ucraina, Dmytro Kuleba, ha recentemente denunciato numerosi casi di violenze sessuali, compiuti dai soldati russi nelle città occupate, ai danni delle donne ucraine.

Lo stupro è atroce crimine di guerra. La storia ci insegna come, durante un conflitto, la violenza di genere e lo stupro siano utilizzati come vere e proprie armi contro il nemico; è un modo disumano da parte di un esercito invasore di affermare la conquista del territorio, un’arma di rappresaglia nei confronti della popolazione. Il corpo delle donne diventa, durante una guerra, di proprietà dei soldati.

Caro direttore, le donne sono metà della popolazione, ma anche in contesti di pace come il nostro, sono sottorappresentate, spesso emarginate, con decisioni difficili da prendere. Il tempo viene loro tolto, alle prese con la cura dei fragili, dei figli, spesso non sono messe in condizione di poter lavorare. La condivisione della cura, ecco la parola magica. Mi rifiuto di vivere in una società in cui una donna deve decidere se avere un figlio o mantenere un lavoro. Il PNRR ha messo in campo 3 miliardi per asili nido e scuole dell’infanzia. I bandi sono prorogati fino a marzo. Perdere queste risorse sarebbe folle.

Siamo più istruite ma meno impiegate, lavoriamo come gli uomini ma in molti contesti veniamo pagate meno. Maggiore partecipazione al mercato del lavoro, giusta condivisione delle incombenze domestiche, maggiore rappresentanza all’interno degli organi decisionali, ecco le misure da adottare. Oltre alla tutela in caso di violenza, come prevede la mia proposta di legge per inserire le donne vittime di violenza nelle categorie protette e il cui iter è a buon punto in commissione.

Questa giornata la dedico a tutte le donne che sono il motore del cambiamento; oggi è l’8 marzo di tutte quelle donne che si stanno spendendo, in Ucraina, per mettere in salvo le vite dei loro cari e di tutte quelle che lottano e fanno sentire la propria voce per la pace.

Maria Edera Spadoni,

Vicepresidente della Camera dei Deputati.